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Essere grafico freelance oggi

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Per quanto sia difficile collocarne temporalmente la nascita si può asserire
che il mestiere di grafico, modernamente inteso, esiste da più di 100 anni.
Molti si sorprenderanno pensando a un dato del genere ma tale professione
esisteva da molto prima dell’avvento dei computer e dei software dedicati.

grafica
Nel mondo, come in Italia, i migliori graphic designers operavano
utilizzando abilmente le tecniche tradizionali del disegno e della
composizione, tutti con ottimi risultati. Viene allora da chiedersi che impatto
ha avuto, col tempo, il progresso della tecnologia e la diffusione dei PC negli
ambienti professionali della comunicazione visiva.

Non neghiamo che i calcolatori elettronici (definizione un po’ vecchia) e i
software nati negli ultimi 20 anni rappresentano un fondamentale aiuto per
l’attività dei graphic designers perchè ricreano un ambiente virtuale fatto di
tutti quegli strumenti che una volta, con grande dispendio di energie e tempo,
venivano materialmente adoperati per la progettazione e l’esecuzione di
tutto. La semplicità delle interfaccia grafiche hanno reso fruibile e intuitivo
qualsiasi software trasformando il “linguaggio macchina” in qualcosa di più
decifrabile.

Verrebbe da chiedersi quante persone oggi farebbero la professione di
progettista grafico se fossero, come una volta, ancora chiamati ad
apprendere e mettere in pratica le tecniche di una volta. Il computer ha
segnato una svolta epocale nel modo di fare comunicazione visiva ma non
ha sostituito (per fortuna) le capacità e le conoscenze di chi si approccia a
questo mondo con serietà e cognizione di causa. Il rischio, come un male
moderno, è proprio quello che menti inesperte e improvvisate pretendano
risposte creative e progettuali da questi bellissimi gioielli tecnologici.
L’obiettivo resta quello di non rinunciare a essere gli attori principali delle
proprie idee, resistendo all’invadenza tentatrice di tutti quei supporti moderni
che, pur facilitando il compito, non possono assolutamente sostituirci. Al
riguardo possiamo citare Giulio Carlo Argan che, seppur in un’epoca e
contesto diverso, sentenziò: “Progettare per non essere progettati”.

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